Le ferite che ci portiamo dentro

Cosa succede la sera, da solo, prima di addormentarti? Cos’è quell’anelito di amarezza, di dolore, che ti colpisce di soprassalto come un fulmine guardando un bambino in strada, il signore che aspetta di attraversare la strada o riconoscendo al volo poche note di una canzone provenienti da un’auto di passaggio?

È forse il ricordo di qualcosa che è stato, o il ricordo di qualcosa che desideravi in cuor tuo e non è stato? Qualcosa che ti è stato strappato come un velo di carta velina? La sensazione di qualcosa che non potrà mai più essere?

L’universo di sentimenti e desideri di un bambino infranti brutalmente contro la freddezza e l’insensibilità di una vita che aveva altro a cui pensare?

O forse niente di tutto questo. È solo l’emozione di un momento fugace che non ha alcun fondamento di esistere: ci sono ben altre cose a cui pensare, no?

Non siamo soli

Vedi, da qualunque parte la si voglia vedere -che sia uno sguardo di tipo psicologico, spirituale, energetico, sistemico, esoterico…- appare evidente l’esistenza di un legame forte e a tratti invisibile tra noi e i nostri genitori.

Il fatto è che non esiste solo il nostro vissuto coi nostri genitori. I nostri genitori possono essere state delle persone stupende e il nostro rapporto con loro, oggi, può essere il più desiderabile del mondo. Il nostro legame coi nostri genitori, tuttavia, non è determinato unicamente da questo.

Se ci pensi, è facile comprenderlo: noi deriviamo da loro! La vita ci è arrivata attraverso loro. Non è solo una questione affettiva: le nostre prime cellule si sono formate a partire dalle loro. E le loro prime cellule si sono formate a partire da quelle dei loro genitori – e così via.

La scienza ha dimostrato che nel nostro DNA vengono conservate memorie risalenti fino a 14 generazioni prima. Quella che è stata l’esperienza di vita dei nostri avi, nel bene e nel male, scorre nelle nostre vene e ci condiziona.

Questo significa che ad essere rilevante non è esclusivamente il contesto in cui noi siamo effettivamente cresciuti (che ovviamente è molto importante), ma anche il nostro patrimonio di memorie che, a tutti gli effetti, costituisce un filtro attraverso il quale viviamo la nostra vita e le nostre esperienze.

Questo è l’ambito in cui operano le Costellazioni Familiari e Sistemiche e, in generale, qualunque approccio di tipo sistemico.

Nel legame coi nostri genitori c’è tutto: c’è il nostro stesso legame con la vita, col senso di chi noi siamo, di dove proveniamo e di dove siamo destinati ad arrivare, se avremo il coraggio di farlo.

Nei genitori c’è l’origine, c’è il nostro “imprinting”. Non solo per ciò che loro sono o non sono stati, ma anche per ciò che attraverso di loro siamo stati noi.

Le nostre ferite

Nel nostro legame coi genitori, ovviamente, risiedono anche le nostre ferite. Nel parlare di “ferite” non adotto mai un’accezione giudicante: a livello sistemico non è concepibile giudicare un genitore, benché sostanzialmente qualunque figlio prima o poi l’abbia fatto. Le ferite attengono piuttosto al nostro destino. Si può dire dunque che le ferite rappresentano le carte che ci hanno dato e con cui dobbiamo giocare la nostra partita. Sta alla nostra responsabilità riconoscerle come tali e trasmutarle.

Conosco un solo modo per farlo: ascoltarle senza giudicarle. Riconoscerle per ciò che sono, riconoscere il giudizio che abbiamo sempre avuto e lasciare andare quella parte di noi per far posto all’Amore, che è l’unica energia in grado di guarire.

Il primo passo, dunque, è sempre quello di vedere oltre il sipario dell’apparenza e mettersi in gioco accettando ciò che c’è senza incolpare nessuno, accogliendo queste ferite e ascoltando ciò che hanno da dire, per poi lasciarle andare.

In una sessione individuale, piuttosto che in un workshop di gruppo, è possibile entrare in contatto con queste ferite – a patto che si sia disposti a vedere e a lasciare andare le proprie ragioni. Sei pronto a farlo?